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Lui & Lei

Ninfomania


di pussyfarter
24.01.2017    |    1.006    |    0 6.0
"Non capivo se mi stava prendendo per il culo e per orgoglio o non so cosa le risposi:" se c'è qualcuno che deve essere perdonato , quella sei tu"..."
Scritto il 9 Agosto 2014.

Fino a poco tempo fa attribuivo a tal termine un significato diverso e di certo non prettamente patologico. L'estate scorsa mi trovavo a Torino per lavoro e la notte del mio compleanno mi regalavo un ingresso ad un privè. Lì incontravo lei. Venivo dapprima snobbato ma avvertivo che lei era invece attratta. Si rivestì e incurante dei tanti maschi con cui fino a poco prima aveva dato gran spettacolo si avvicinò e mi sussurrò:"sarà per un'altra volta". Ero completamente confuso, sarà perché avevo lavorato tutto il giorno, sarà perché mi ero bevuto due whiskey poco prima, sarà perché lei aveva un fisico mozzafiato, sarà perché carpivo in tutti i casi una personalità nascosta e piena di sofferenza. Si allontanò rigirandosi più volte a rimirarmi con sorrisi ammalianti. Cominciai a girovagare nel locale, ero disorientato.
Rincrociammo i nostri sguardi al bar , mi avvicinai e ci baciammo come fossimo amanti da sempre. Da quel momento mi apparve un'altra persona e cominciò a parlare e a confidarsi con una velocità di linguaggio così impressionante che dopo una decina di minuti sapevo tantissime cose su di lei. Avvertivo però sempre più forte il fatto che dentro di lei, nonostante i suoi sorrisi, si nascondesse un'altra persona piena di tabù e sofferenza.
Trascorremmo tutta la notte insieme e alla chiusura del locale mi chiese di portarla a casa mia. Verso mezzogiorno, quando già mi pregustavo un riposo dalla notte insonne lei inaspettatamente mi chiedeva di riaccompagnarla a casa sua. Così feci. Ci lasciammo con la promessa di rivederci.
Le 36 ore di veglia si facevano sentire ed avevo le idee assolutamente confuse. Avevo conosciuto per la prima volta una vera ninfomane, non una a cui piace il sesso, ma una persona dalla doppia personalità di cui una assolutamente impenetrabile.
Quella stessa domenica, nel tardo pomeriggio, dovevo andare a prendere alla stazione un mio amico di Foggia con i suoi due figli e che avrei ospitato per due giorni. Come il mio amico ripartì le telefonai. Era contenta di sentirmi, ma mi sembrava diversa, un'altra persona.
Qualche giorno dopo la andai a prendere fuori il suo posto di lavoro, ci facemmo una passeggiata in centro e un aperitivo, quindi la riaccompagnai a casa in macchina. Durante il tragitto, come accennai un discorso sulla sessualità, lei si trasformò immediatamente rimproverandomi su come mi fossi permesso a parlare di cose intime e personali. Scese dalla macchina tutta infuriata. Assolutamente sbigottito giustificai la cosa a me stesso pensando:" questa è tutta matta".
L'indomani mi telefonava per dirmi che nonostante molte cose di me le piacessero preferiva non vedermi più.
Feci una ricerca disperata sulla ninfomania, ma il materiale scientifico al riguardo è assolutamente lacunoso. Mi riuscii a scaricare due autobiografie che divorai la notte stessa. Alcuni aspetti mi apparivano più chiari. Una parte di me mi diceva di lasciar perdere, che la mia unica preoccupazione era quella di trombarmela di nuovo, un' altra parte m'implorava d'aiutarla.
La ricontattai più volte, avevo come l'impressione che però lei temesse un mio eventuale aiuto o chissà, non so. Mise come scoglio insormontabile il fatto che lei credesse che io la considerassi una "troia", e non ci fu verso di rimuoverla da questo arroccamento. Credo che sentisse il bisogno di essere aiutata ma non aveva il coraggio di far conoscere e capire quella parte segreta della sua personalità e di vissuto che non accettava. Pensai egoisticamente di mettermi la cosa alle spalle, oltre il lavoro avevo diritto anche di distrarmi e pensare ad altro.
Torino non mi fece mancare né bei posti né bella gente.
Nel frattempo era ormai giunto Settembre e a breve sarei ritornato a Pescara. Una mattina mentre mi apprestavo ad andare a lavoro mi arrivò un suo sms che recitava più o meno così: sono disposta a perdonarti purché tu sia disposto a darmi un aiuto economico. Sapevo che aveva fatto una cazzata sul posto di lavoro e che le avrebbero sospeso una mensilità e nulla più perché, sebbene spesso continuassi a pensarla, non mi preoccupai più di lei. All'arrivo di questo sms subito mi allarmai e scrissi:" che ti è successo? Posso aiutarti in qualche modo?" Cancellai il messaggio e rilessi il suo. Non capivo se mi stava prendendo per il culo e per orgoglio o non so cosa le risposi:" se c'è qualcuno che deve essere perdonato , quella sei tu".
Da allora non seppi più nulla. Il mese scorso ho saputo che aveva perso il lavoro e che circa due mesi fa si era suicidata.
Io in tutta onesta credo di aver cercato di aiutarla ma rimpiango il fatto di non averle inviato quel mio primo messaggio. Penso che, a suo modo, si fosse sforzata a trovare il coraggio di chiedere aiuto e che io non abbia avuto la lungimiranza di capirlo.


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